Fino a non molto tempo fa, la maggior parte dei punti vendita temporanei nasceva per tamponare un’esigenza dell’ultimo momento: ad esempio per cogliere l’opportunità di situazioni impreviste o per sfruttare spazi rimasti improvvisamente liberi.
Ai progetti di design e arredamento per eventi e spazi temporanei non erano destinati budget precisi e gli eventi venivano gestiti direttamente dai dipartimenti creativi dei brand, che si interfacciavano in maniera diretta con i fornitori.
Adesso, le cose stanno cambiando. Si aprono infatti scenari nuovi, in cui la voce di bilancio relativa a questo tipo di attività sta progressivamente crescendo e vede l’allocazione di budget più corposi e timing molto più definiti. Una tendenza confermata persino negli ultimi mesi, durante la pandemia mondiale: sembra infatti che brand e big retailer preferiscano investire in pop-up store mirati e realizzati nei posti giusti, piuttosto che sui cosiddetti flagship store (punti vendita innovativi che nascono per essere fortemente rappresentativi del brand).
Questi ultimi necessitano di investimenti più alti ma con ritorni imprevedibili. Al contrario, quella delle installazioni temporanee risulta essere la formula più efficace e tattica, anche perché più “social”: il brand che viaggia in giro per il mondo e pubblica i suoi contenuti sui suoi canali virtuali viene percepito dagli utenti paradossalmente come più vicino. Una realtà che trasmette valori regalando nei suoi spazi esperienze immersive ed esaltanti.
Le nuove tendenze nel settore del design e arredamento di eventi e spazi temporanei
Una delle prime esigenze che si sono poste all’attenzione di tutti negli ultimi tempi, e che è diretta conseguenza della diffusione della pandemia, è quella del distanziamento.
Negozi e temporary shop dovranno riadattare i propri layout. Ma oltre alla “gabbia” fisica che li contiene occorre rivoluzionare anche i concept che vi sono alla base: l’idea del punto vendita statico, destinato ad attirare più tipologie di clienti possibili, va superata. Al suo posto, si affermeranno sempre più gli spazi quasi personali, concepiti in ottica just for me, dedicati a target molto segmentati di utenti.
In sintesi, è facile pensare come nel mondo del retail la logica dello “spazio per tutti” sarà scalzata a favore di uno “spazio per pochi” se non, addirittura, “per ciascuno”. L’obiettivo, oltre al rispetto del distanziamento sociale, sarà anche quello di andare dritti al cuore di ogni cliente, ossia di offrire a ognuno la risposta precisa a un’esigenza specifica all’interno di un luogo dai confini ben definiti e delimitati.
L’altro tema che chi si occupa di design e arredamento per eventi e spazi temporanei dovrà affrontare è il passaggio from Global to local o Glocal. L’idea è partire da una strategia estesa e valida globalmente da declinare, però, in modo diverso a seconda del luogo.
Un esempio potrebbe essere la distribuzione di un dato prodotto o di un servizio all’interno dei punti retail di un’area geografica specifica. Un altro modo per far sentire il cliente unico e spingerlo all’interno di uno spazio dove sa di poter trovare qualcosa di speciale e insolito.
Gli specialisti in design e allestimenti temporanei dovranno tener conto di un altro aspetto fondamentale, ossia: cosa si vede dall’esterno del punto vendita? Vetrine, display ed eventi non saranno infatti esenti dai cambiamenti in atto. Già prima di varcare la soglia, il negozio dovrà essere in grado di fornire quante più informazioni possibili all’utente di passaggio, perché costui sarà meno invogliato a entrare in un ambiente chiuso dove si è già raccolta tanta gente.
Alla necessità di toccare poco gli oggetti e di farlo meno spesso dovranno poi rispondere display sempre più interattivi, in grado di far provare servizi, prodotti ed esperienze in modo virtuale, ad esempio sfruttando tecnologie come quella della realtà aumentata.
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Francesca & Carlo